Il punto su matrimonio e unioni civili in Europa

Unioni civili e matrimonioUnioni civili e matrimonio tradizionale continuano a far discutere l’Europa. Ad oggi, cinque Paesi dell’Unione Europea, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia, hanno autorizzato i matrimoni tra partner dello stesso sesso.

Gran parte dei Paesi europei hanno riconosciuto, seppur in forme e con modalità diverse, le cosiddette unioni civili registrate, equiparandole, in parte o in tutto, al matrimonio.

I Paesi europei che non prevedono una forma di unione civile aperta alle coppie omosessuali e tendenzialmente equivalente al matrimonio, sono Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.

Il rapporto tra unioni civili e matrimonio, e il riconoscimento pubblico delle relazioni stabili tra coppie omosessuali assumono rilievo in un numero considerevole di materie di diritto civile e amministrativo, quali, ad esempio: successione ereditaria, diritto di scelta e fine vita, comunione dei beni, agevolazioni fiscali, riconoscimento dei figli del partner, adozione, obblighi alimentari, ricongiungimenti familiari e diritti di soggiorno in Paesi terzi.

Nei Paesi più restii a riconoscere un rilievo pubblico alle unioni di fatto, Italia inclusa, esistono sovente anche vincoli di carattere costituzionale. Nella Costituzione italiana, l’art. 29 definisce la famiglia come una “società naturale fondata sul matrimonio“. I giudici costituzionali hanno ritenuto compatibile con la Costituzione una regolamentazione delle unioni omosessuali, in base all’art. 2, che riconosce i diritti inviolabili dell’uomo anche nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Le unioni omosessuali rientrerebbero proprio in quest’ultima definizione.

Il dibattito politico si perde spesso dietro a diatribe ideologiche e ha portato in Europa a una serie di legislazioni variegate e non di rado contraddittorie.

Una  lettura liberale della questione, implica essenzialmente due riflessioni.
Da un lato, se la funzione dello Stato è quella di rafforzare le libertà individuali, difendendole dai rischi derivanti da una totale assenza di regole, si deve riconoscere che quando tali regole imprigionino ingiustificatamente la vita del singolo, esse finiscano con l’essere illiberali.
Che diritto ha uno Stato di impedire a due persone che si amano di poter condividere beni, scelte mediche, diritti di proprietà?
Dall’avvento delle democrazie rappresentative, i parlamenti nazionali si sono dimostrati tutti affetti dal virus della bulimia legislativa, producendo fisiologicamente troppe leggi. Al tempo stesso, la sovra-produzione di leggi e regolamenti, divieti e oneri burocratici, ha trasformato l’assenza di una legislazione sulle coppie omosessuali nell’impossibilità di esercitare una gran quantità di libere scelte, in materia successoria, sanitaria, migratoria, ecc.
Senza una legislazione apposita, le coppie omosessuali continueranno a essere ingiustamente discriminate.

D’altra parte, riflettendo su unioni civili e matrimonio, occorrerebbe prudenza e attenzione nello stabilire quali debbano essere le caratteristiche del nuovo rapporto giuridico riconosciuto dallo Stato. L’estensione, sic et simpliciter, del diritto matrimoniale, pur se prevista in qualche Stato, rischia di essere illogica e inutilmente costosa per la collettività.

In effetti, in Europa, una parte considerevole dei vantaggi legislativi riconosciuti alle coppie eterosessuali unite in matrimonio, deriva dall’evoluzione secolare della concezione di famiglia. Infatti, sono l’attitudine e l’idoneità, teoriche, alla procreazione a giustificare il trattamento più favorevole riservato dalle leggi di molti Paesi alle coppie sposate, rispetto ai singoli.

In alcuni Stati, le agevolazioni fiscali sono strettamente correlate all’attuale esistenza di figli a carico, mentre, in altri, le agevolazioni sono legate automaticamente all’esistenza del matrimonio ed eventualmente rafforzate in presenza di figli.

La cura, l’educazione e la crescita di un bambino hanno costi che, in qualche misura, gli Stati decidono di sostenere.

Da qui, possiamo arrivare a una domanda essenziale. Cos’è oggi la famiglia. Intesa come cellula primaria di una comunità, la famiglia si qualifica come tale non tanto perché fondata su un matrimonio, quanto piuttosto per la presenza di figli, naturali o adottivi, ma comunque sempre amati e curati.
Un neonato, un bambino, un adolescente, ha bisogno di tutto e non è in grado di provvedere da solo a se stesso, né sul piano materiale, né su quello etico e spirituale. A lui penserà la sua famiglia, ed è per questo che la famiglia deve essere protetta dallo Stato.

Nel contesto italiano, un intervento in materia di unioni civili e matrimonio,  dovrebbe prevedere tutti i provvedimenti necessari a restituire ai singoli che vivono una relazione omosessuale stabile quei diritti e quelle libertà di scelta che l’attuale bulimia legislativa ha fagocitato.

Chiudiamo con un esempio di natura fiscale. Sul piano delle detrazioni, il sistema italiano è oggi particolarmente iniquo. Oltre che, giustamente, per i figli, sono previste detrazioni non solo per il coniuge a carico, anche se non convivente, ma anche per nipoti, genitori naturali o adottivi, generi e nuore, suocero e suocera, fratelli e sorelle, anche unilaterali, nonni e nonne. Per contro, il partner di fatto, omosessuale o eterosessuale non può detrarre alcunché anche se deve mantenere il compagno o la compagna convivente.

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