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Berlusconi condannato: e adesso?

La sentenza di condanna a carico di Berlusconi

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione per l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Per effetto dell’indulto, Berlusconi beneficia di uno sconto di 3 anni, ma dovrà comunque trascorrere un anno agli arresti domiciliari.

Verosimilmente, l’espiazione della pena inizierà a ottobre, quando con la fine delle ferie giudiziarie saranno concessi a Berlusconi 30 giorni per richiedere formalmente la misura alternativa al carcere degli arresti domiciliari.

Sempre in autunno, la Corte d’Appello di Milano sarà chiamata a rideterminare la durata della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici entro un massimo di 3 anni, in ottemperanza alle indicazioni della Cassazione che solo su questo punto ha ritenuto di poter annullare la sentenza di condanna.

Ricordiamo che la durata dell’incandidabilità di Berlusconi, in base alla legge approvata a fine 2012, sarà pari al doppio della durata dell’interdizione dai pubblici uffici, ma non potrà comunque essere inferiore ai 6 anni. Per questo, è già certo che oltre a dover scontare un anno ai domiciliari, Silvio Berlusconi non si potrà candidare alle elezioni almeno fino all’autunno del 2019.

Berlusconi condannato in Cassazione

La condanna di Berlusconi sul Times

L’insurrezione del PDL

Nonostante la relativa pacatezza espressa alla vigilia della sentenza della Cassazione, ora i fedelissimi di Berlusconi sembrano pronti a tutto pur di salvare il loro leader storico dalla morte politica. Nel giro di poche ore, dal PDL sono arrivati propositi di dimissioni di massa dal Parlamento, auspici di una grazia da parte del Presidente Napolitano, minacce alla tenuta del governo Letta, oltre all’organizzazione della grande manifestazione di solidarietà di questa domenica a Roma.

La grazia presidenziale: ravvedimento e buona condotta

Tra gli scenari auspicati dal PDL, spicca quella di una proposta di grazia al Presidente della Repubblica. Spicca, in realtà, più per assurdità che per importanza. Infatti, la grazia presuppone due condizioni irrealizzabili: la buona condotta del reo, che non può essere misurata se non si sconta almeno una parte della pena; il ravvedimento, cioè l’ammissione delle proprie colpe con la manifestazione esplicita del desiderio di non più commettere nuovi illeciti.

Tutto nelle mani del Partito Democratico

Se è vero quanto sosteneva Andreotti nel suo celeberrimo “Il potere logora chi non ce l’ha”, è forse ancor più vero che il potere bisogna anche saperlo gestire, spesso con importanti dosi di freddezza. Il PD ha dimostrato spesso una particolarissima capacità di trasformare situazioni favorevoli in uno svantaggio e perdere partite già vinte. Il suicidio politico, in questo caso, sarebbe l’impresa di trasformare la condanna di Berlusconi in un nuovo boomerang. L’unica cosa che in questo momento il PD deve evitare, sono nuove elezioni con l’attuale legge elettorale. Perfino il Movimento 5 Stelle ha deciso di porgere una mano al PD, aprendo le porte alla possibilità di sostenere un governo senza il PDL, attorno a 5 punti fondamentali e in particolare alla riforma del sistema elettorale.

Ustica: dopo 33 anni, la condanna per lo Stato italiano

Caso Ustica in CassazioneLa Corte di Cassazione ha pronunciato la prima sentenza definitiva di condanna sulla strage di Ustica.
Lo Stato italiano dovrà risarcire le vittime della tragedia, perché ritenuto colpevole di non aver saputo controllare adeguatamente cosa accadeva sui nostri cieli.

Si tratta di una sentenza storica, che conferma le conclusioni cui era giunta la Corte d’Appello di Palermo nel 2010.

A colpire il DC-9 Itavia, fu un missile, non una bomba a bordo come sostenuto a lungo da molti politici, dirigenti e militari.

Probabilmente, non si arriverà invece mai all’individuazione e alla punizione di chi, in questi anni, col proprio comportamento attivo e omissivo, ha reso tanto difficile l’accertamento della verità sulla strage di Ustica.

Quel 27 giugno 1980, ci fu dunque una battaglia sui cieli italiani. Uno o più caccia lanciarono almeno un missile e colpirono un aereo civile con a bordo 81 persone. Secondo le tesi più ricorrenti, l’obiettivo del missile sarebbe stato un aereo sul quale si trovava l’ex dittatore libico Gheddafi. Alcune ricostruzioni indicano che l’ex rais sarebbe stato avvertito dell’attacco dai servizi segreti italiani. Un’ipotesi, questa, che sembra destinata con tutta probabilità a non essere mai né confermata, né pienamente smentita.

Resta un’altra domanda, che raramente ci si pone. Cosa sarebbe successo se quel missile avesse centrato il suo obiettivo originario?
Esistevano dei piani per giustificare davanti all’opinione pubblica un simile atto di guerra sui cieli italiani?