Le ragioni dell’intervento francese in Mali

Intervento francese in maliL’intervento francese in Mali è uno dei grandi temi della politica internazionale. Questa nuova guerra suscita sicuramente meno dibattito di quelle in Libia e Afghanistan.

Non ci sono di mezzo gli Stati Uniti, con la conseguenza che tutto quel mondo di gruppi e associazioni che sembrano sapersi mobilitare solo in funzione anti-americana, tace.

Ufficialmente, i francesi sono intervenuti, su richiesta del governo del Mali, per impedire ai fondamentalisti islamici di conquistare la grande Bamako e sconvolgere l’apparente stabilità della nazione.

Dietro il consenso quasi unanime all’intervento francese in Mali da parte di politici e giornalisti, e della stessa opinione pubblica, ci sono però molti altri motivi, probabilmente prevalenti.

Olivier Roy, direttore dell’EHESS, École des hautes études en sciences sociales, esamina nel dettaglio le motivazioni dell’intervento francesi in Mali in un articolo pubblicato su Le Monde.

Tra le ragioni profonde dell’intervento francese in Mali, indica il bisogno di François Hollande di profilarsi come un “vero” capo, replicando alla “guerra di Sarkozy” in Libia, con una sua guerra, realmente “giusta” e “necessaria”.

Le forze della sinistra francese lo appoggiano senza troppi distinguo. Ma ad appoggiare l’intervento francese in Mali ci sono anche i partiti della destra, ben felici di poter tornare a cavalcare la retorica del “pericolo islamista”, dopo un paio di anni nei quali la primavera araba sembrava aver spazzato via la già scarsa credibilità dei teorici della “guerra delle civiltà”.

Il pericolo islamista fa comodo non solo alla destra identitaria, patriota, nazionalista, ma anche alla sinistra laica, ben disponibile a riposizionarsi in chiave anti-fondamentalista.

Se la guerra in Libia può essere liquidata, dai critici di Sarkozy, come una missione avventurosa e dalle conseguenze ancora incerte, quella in Mali sembra prestarsi a una più rassicurante catalogazione, a metà strada tra la tutela dell’integrità territoriale di uno Stato sovrano e la lotta all’espansione delle forze fondamentaliste.

L’altro motivo dell’intervento francese in Mali ha strettamente a che fare con l’enormità dell’apparato militare di Parigi. La Francia, infatti, mai guarita dalla sua irragionevole ambizione di “grandeur”, conserva uno degli eserciti più grossi e costosi del mondo.  Un po’ come negli Stati Uniti, queste sbalorditive spese militari vanno in qualche modo giustificate dinanzi all’opinione pubblica.

Per Roy, si tratta anche di andare incontro al potere, al prestigio e alle aspettative delle alte gerarchie militari francesi, apparentemente ancora legate a una visione coloniale e civilizzatrice dei conflitti. Umiliati in Afghanistan da un ruolo subalterno alle truppe statunitensi, le forze di terra francesi colgono nella guerra in Mali la possibilità di ribadire la propria importanza e allontanare i timori di una possibile riduzione delle spese militari.

 

Una guerra difficile

La guerra in Mali rischia di essere molto più complicata di quanto appaia. Un po’ come per le rivoluzioni della primavera araba, c’è una differenza notevole tra la storia romanzata e politicizzata somministrata all’opinione pubblica, e la realtà geografica, sociale ed economica di un certo territorio.

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Mali 17.570692, -3.996166

 

Dietro l’apparenza di una pericolosa insurrezione islamista contro un governo legittimo, si celano conflitti sociali che nulla hanno a che vedere con la religione.
Se in Paesi come l’Egitto e la Tunisia la primavera araba sta portando a risultati deludenti per chi era sceso sulle strade e nelle piazze, è perché i giovani arabi, prima che alla libertà e alla democrazia, ambiscono a poter godere dello stesso benessere materiale che percepiscono quando guardano ai loro coetanei europei o americani. Analogamente, in Mali, a combattere contro il governo in carica, magari sotto la stessa bandiera dell’islamismo, si trovano decine di migliaia di giovani alla ricerca di un qualche tipo di opportunità.

Sconfitti i registi politici dell’insurrezione in Mali, resteranno nel Paese, irrisolti e forse irrisolvibili, tutti i problemi economici e sociali che hanno reso possibile l’ascesa dei ribelli.

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